Il Piano Regolatore generale Intercomunale

Il Piano Regolatore generale Intercomunale

Quando si vogliono eseguire dei lavori in edilizia è necessario rispettare i vari piani urbanistici stabiliti dagli enti locali e tra questi vi è il Piano Regolatore Generale Intercomunale, o semplicemente PRGI. Qual è la natura e la finalità di tale atto? Spesso vi è l’esigenza di sviluppare progetti che possono interessare diversi comuni limitrofi, in questo caso si fa ricorso al Piano Regolatore Generale Intercomunale. La normativa di riferimento che ha introdotto tale strumento urbanistico è la legge 1150 del 1942.

L’obiettivo di questo importante atto è armonizzare lo sviluppo dei centri coinvolti con riferimento sia all’assetto edilizio presente e futuro, sia con riguardo alle vie di comunicazione e urbanizzazione delle stesse zone. Le zone limitrofe, inoltre spesso vengono utilizzate a fini industriali, proprio per questo frequentemente il Piano Regolatore Generale Intercomunale viene redatto allo scopo di armonizzare lo sviluppo della zona industriale che, per i grandi spazi occupati, spesso richiede l’uso di territori appartenenti a più comuni.

Il Piano Regolatore Generale Intercomunale non ha una validità temporale prestabilita ed impone ai comuni coinvolti di adottare misure volte ad uniformare i propri piani regolatori al piano intercomunale che in questo modo appare essere sovraordinato.

La procedura per l’adozione è diversa rispetto a quella utilizzata per il piano regolatore comunale e prevede l’intervento del Ministro per i lavori pubblici che, su richiesta di uno dei comuni interessati, procede con decreto a stabilire dei criteri generali. Tra questi l’estensione che dovrà avere l’area sottoposta a PRGI, stabilisce, altresì, il comune incaricato di redigere il piano, si tratta di una sorta di comune capofila, determina, infine, i criteri per la ripartizione della spesa. Il Ministro prima di adottare il decreto deve sentire il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Dopo questa fase preliminare la parola passa di nuovo ai comuni. Spetta al comune capofila redigere il piano, lo stesso deve quindi essere comunicato agli altri comuni che devono procedere a deliberare sull’adozione o meno dell’atto.

Pur essendo uno strumento molto utile, è necessario sottolineare che dal punto di vista pratico il PRGI è stato molto poco usato dai comuni.